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Una lettera e tanto coraggio


"Mamma, ti scrivo questo messaggio perché so che a faccia a faccia non riuscirei a esprimere niente di tutto quello che provo. Innanzitutto, ti chiedo due cose, che potranno farti storcere il naso, ma me le devi. La prima è di dedicarti completamente a me, senza se e senza ma. Non ci siamo che io con queste parole e te. Non pensare alle tue ansie da mamma per una volta e calati nei miei panni, una ragazza di 16 anni che sogna questa cosa da quando ne aveva 12.

Per quanto riguarda la seconda, invece, ti chiedo di non innervosirti perché nonostante voi pensiate che io sia di ghiaccio, vi assicuro che per alcune cose non le sono. E vedere te nervosa e triste non mi fa certamente divertire. Quindi, per una santissima volta, fammi il piacere di rimanere serena. Non chiederò altro.

Avrai sicuramente capito che mi sto addentrando nell'argomento USA e più in particolare in quello 'anno all'estero'.

Io so che sarebbe un casino. La scuola. L'esabac. Il francese e quant'altro. Ma io non ho intenzione di rinunciare. Ho appena preso coscienza del fatto che io non voglio rimanere seduta alla mia scrivania, a vedere l'adolescenza scorrermi davanti, senza alcuna intenzione di raggiungerla e mettermici al passo. Stavo leggendo Cosmopolitan quando ho letto una massima che diceva di non rimandare il momento in cui afferrare la felicità. Per quanto possa sembrare stupido e banale, ho preso alla lettera questo consiglio, decidendo di sfidare le reticenze tue e di papà pur di portare a termine questo desiderio che mi porto dentro da anni. Il mio non è un capriccio. E se adesso stai veramente esaudendo la mia prima richiesta, capirai che non è una decisione che ho preso alla leggera o in preda alla foga del momento. Solo io so quanto tempo, quante serate e quante canzoni ho trascorso a pensare e ripensare, ponderando questa e quella cosa, chiedendomi se davvero ne vale la pena. E per un periodo sono pure riuscita a mettere a tacere quella parte di me che scalpita per venire fuori, quella vocina insistente che mi spinge al di fuori della mia comfort zone. Oltre i miei limiti per vedere fino a che punto io possa arrivare, e quanto sia capace di sfidare me stessa in esperienza. Io sento di doverlo a me stessa. Sento di dovermi mettere alla prova, perché io voglio prendere in mano la mia esistenza, per tutti quelli che, invece, non l'hanno potuto fare. Io non mi lascerò trascinare, non sopravviverò. No. Io ho intenzione di prendere le redini della mia vita e dirottarla dove IO voglio. Voglio vivere. E farlo alla grande. Quindi se capita un'occasione del genere, non posso voltarle le spalle. Non sono riuscita e non ci riuscirò perché io non voglio farlo. E tu sai meglio di tutti che quando una cosa ti è imposta non finisce mai bene.

TU mi hai spinta a emanciparmi. TU mi hai insegnato a non arrendermi e a non sprecare le opportunità uniche. Quindi TU non puoi ora negarmi quest'esperienza. Cerca di capirmi. Non giudicare ancora e non chiuderti a riccio, per favore.

Sai quanto io abbia sofferto in questi mesi in cui mi sono imposta di non pensarci e di non prendere in considerazione l'idea. Lo sai benissimo, tu! Quindi, continua a leggere.

Quando avevo optato per il rimanermene qua, ho addotto la decisione anche al fatto che, dovendo prendere medicina, sarebbe stato meglio non partire per focalizzarsi sui test. Ora però anche questo punto è venuto via. E io non riesco a resistere alla tentazione di partire. Non riesco a pensare di vedere volare via il mio sogno quando è alla mia portata. Un soffio di vento non può portarlo lontano.

Inoltre, sai che prima o poi io uscirò dalla porta di casa per imboccare la strada dell'emancipazione. Quindi negandomi egoisticamente quest'opportunità non fai altro che ritardare questo momento inevitabile. Mi dispiace di essere così crudele con le parole, ma voglio che tu comprenda appieno la situazione e che la inquadri correttamente per riuscire a maneggiare il famoso "quadro generale" della Bailey.

E so di essere io stessa egoista a chiederti una cosa simile ma se non fossi veramente convinta e determinata, non lo farei. Se arrivo ad aprire il mio cuore e a fartici leggere dentro, vuol dire che non è una cosa che sto prendendo alla leggera o a cui non tenga.

Ho seriamente paura che io rinunci al quarto anno all'estero (che ora come ora è l'unica cosa fattibile nonché migliore), sperando nell'università e che alla fine non riesca ad andarci (cosa invece molto probabile).

Poi, vedendola da un ulteriore punto di vista, cos'è che rimane di più? Che ti forgia? Che ti forma? Un mucchio di nozioni imparate a memoria e destinate a cadere nell'oblio o 10 mesi in cui, invece, ti metti alla prova, sfidi te stessa e cresci? Io credo che il confronto non regga per niente. Quindi, ti prego, potresti anche solo prendere in considerazione l'idea di mandarmi? L'idea di presenziare a questo colloquio con l'agenzia (è gratuito e non ti lega quindi a solo scopo informativo) e valutare seriamente il tutto?

So di chiederti un sacrificio enorme, ma non lo farei se non fossi sicura che puoi affrontarlo e uscirne vincitrice."

Ed eccomi qui, di nuovo di fronte questa pagina terrificante a dispensarvi piccole perle della mia vita.

Non spenderò molte parole a scusarmi per il ritardo del post (che ancora non tratta del l'application e di tutta quella parte burocratica), perché ho "grandi" progetti per il futuro del mio tanto agognato blog.

Ma non spoileriamo.

Sicuramente vi stareste chiedendo che pazza sono a pubblicare una lettera del genere. Ma tranquilli, me lo domando anch'io.

Essendo una persona molto riservata e che non esterna mai i suoi sentimenti, decidere di rendere pubblica una cosa così intima è leggermente azzardato. Ma, a ben pensarci, non è comunque questo lo spirito di un exchange student? Decidere di lasciare la tua vita per un anno intero per crearsene un'altra dall'altra parte del mondo è azzardato.

Lasciare la tua famiglia e i tuoi amici per dieci mesi è azzardato.

Quindi, no, forse non sono una pazza dopotutto. Forse sono solo una pazza azzardata. Ma sapete cosa? Mi piace l'Alessia azzardata.

Ed è proprio quest'Alessia che vi dice che questa lettera è stata la cosa più difficile che abbia fatto per convincere i miei (o meglio, mia madre).

Come specificato anche sopra, non sono solita lasciare che qualcuno, per quanto vicino a me, veda nel mio cuore senza filtri.

È estremamente raro che lasci fuoriuscire le mie emozioni più intense e spasmodiche dinanzi a familiari e amici. Ed è per questo che attribuisco a questa lettera un'importanza notevole.

Sono stata disposta a superare questo mio limite e questa mia caratteristica insita per l'exchange year.

Ho messo a tacere la mia vergogna e la mia riservatezza per gli USA.

Ho lasciato cadere maschere e armature per dieci mesi in un altro continente.

E magari ora sembrerò una folle

all'ultimo stadio di pazzia, ma non importa.

Una cosa che ho scoperto e maturato proprio in questi giorni è che l'exchange year non inizia a Luglio o Agosto che sia, e quindi al momento della partenza.

No. L'exchange year è un'esperienza che cambia ancora prima dell'arrivo nell'"host country".

E io ne sono un esempio lampante.

Sto compiendo ed ho compiuto tanti piccoli passi in avanti in questi mesi. Non posso certamente dirmi soddisfatta, ma il percorso è lungo e le occasioni di migliorare ancora non mancheranno.

Morale della favola? Non arrendetevi, per la miseria.

Volete questo maledetto exchange year? Siate disposti a tutto. Non lesinate in lacrime, ricatti psicologici e spergiuri.

I vostri genitori sono ancora reticenti? Spremetevi le meningi e lottate fino all'ultimo momento per realizzare il vostro sogno. Pensate a strade secondarie. Non arrendetevi dinanzi al primo ostacolo, ma stringete i denti e superatelo. Azzardate, per la miseria. Perché "if you think adventure is dangerous, try routine, it is lethal."

-Paulo Coelho


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