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Una storia travagliata e colloquio Skype


Vi avevo promesso che mi sarei fatta sentire presto ed eccomi qui, dopo meno di 24 ore dal primo post, ad informarvi e a rendervi partecipi di quello che potrebbe essere il mio anno.

Prima di parlarvi della novità di oggi, vorrei presentarvi un po' la mia precaria e non invidiabile situazione. Ma prima ancora, vorrei spiegarvi da dove nasce questa voglia di partire in quarto liceo.

Non è qualcosa di recente, bensì risale a molti anni fa, avrò avuto undici-dodici anni e già covavo idee che a detta dei miei erano e sono "pericolose". E no, non nel senso che voi potreste pensare. Si trattava, infatti, delle famose vacanze studio che ovviamente volevo passare negli Stati Uniti.

Ho sempre racimolato rifiuti netti o richieste di compromessi con cui mal mi approccio.

"NO, gli USA sono troppo lontani, al massimo puoi andare in Inghilterra!"

"NO, sei troppo piccola, a 14 anni potrai partire per due settimane"

Sfortunatamente per loro, tutto ciò non ha causato che il parto di una nuova idea ancora più pericolosa: l'anno all'estero, obbligatoriamente negli USA.

E da allora, non ho fatto altro che combattere contro il loro pregiudizio e la loro chiusura mentale. Ho parlato, ho urlato, ho pianto, ho strepitato per anni, tentando ogni due per tre di far cambiare loro idea.

Le ho provate tutte, sia con approcci diretti che indiretti, e se con mio padre questi hanno cominciato a scalfire la sua corazza, per mia madre è stata tutta un'altra storia.

Lei, la persona più malleabile e paziente del mondo, non si è smossa di un millimetro, causando in me una disperazione tale da farmi addirittura allontanare da questo proposito. (S)fortunatamente, si è trattato di un periodo temporaneo in cui i miei futuri progetti da chirurgo avevano contribuito a farmi arrendere.

Poi, un bel giorno di Agosto, mi sono riapprocciata ai video e ai blog degli exchange students in partenza e quella voglia assopita si è destata, più forte e vigorosa di prima.

Anche qui, gli stessi ricorsi, litigi, pianti e urla che a nulla sono valsi per mia madre.

Al contrario è stato proprio colui in cui confidavo meno a soccorrermi, facendo rinascere in me quella speranza mai scomparsa: mio padre cui ho fatto venire voglia di partire per una simile esperienza e che mi ha sempre supportato, mettendosi anche contro sua moglie.

Inutile dire che anche in questo caso mia madre non si è lasciata convincere. La mia speranza? Messa a tacere in un remoto angolo della mia mente, ma non ancora debellata.

Tutto ha avuto una svolta circa una settimana fa, quando proprio lei se n'è uscita con un "dobbiamo pensare seriamente a cosa fare con quest'anno all'estero".

E lì per la prima volta da quando avevo 12 anni ho tentennato davvero. E' la decisione giusta? Sarei in grado di fronteggiare una cosa simile? Riuscirei a recuperare i programmi scolastici una volta tornata?

Non potete nemmeno immaginare il caos che ha popolato la mia mente in quel momento. Tutte le mie certezze erano crollate sotto il peso di quelle fatidiche parole che tanto avevo bramato e sperato di sentire.

E, proprio allora, in mezzo a tutta questa confusione, una domanda si è imposta sulle altre.

"PERCHE'?" Perché proprio ora che finalmente il mio sogno si avvera? Perché tutto ciò su cui avevo fermamente sino ad allora creduto crollava sotto quest'alito di brezza?

Ero paralizzata dallo sgomento e dall'incertezza, così come lo sono ora. Oscillo continuamente da uno stato d'animo già eccitato al solo pensiero a uno terrorizzato per quello che (potrei intraprendere) sto intraprendendo.

Ancora adesso, mi sento divisa fra questi due sentimenti che mi destabilizzano e mi sfiancano.

Nonostante ciò, ho deciso di continuare a lottare perché il mio sogno si realizzi e venerdì 21 ho compilato l'interview online, necessaria per passare allo step successivo, ossia il colloquio via Skype con una psicologa.

Non vi svelerò ancora l'associazione con cui dovrei partire perché tutto ciò che è misterioso è più attraente, ma posso spiegare a grandi linee come si compone questa interview.

Sono cinque moduli di lunghezza differente che trattano delle relazioni interpersonali, dei dati anagrafici, di domande random (esempio: ti sei mai drogato?), di una parte che non ricordo assolutamente e infine bisognava fare un semplicissimo test d'inglese. Rammento che due di questi moduli erano a tempo limitato e sicuro il test ne faceva parte. Purtroppo, è come se una nube ammantasse il resto dei ricordi quindi non vi posso essere più utile di così.

La psicologa volontaria si è mostrata efficientissima e mi ha contattata immediatamente, fissando così il colloquio via Skype che si svolto oggi alle 11:39.

Come da lei "predetto" è durato esattamente 19:16 minuti e mentre rispondevo alle sue domande, non riconoscevo nemmeno le risposte che davo. Non erano preparate, ma così sembravano. Che sia stato il mio inconscio a comunicare tutto quello che ho nutrito per anni interi?

La mia ansia iniziale era sparita, aiutata anche dalla gentilezza e disponibilità della psicologa.

So che può sembrare antipatico e arrogante dire una cosa del genere, però sento come se fossi già passata. La risposta definitiva? Dovrei riceverla via email tra mercoledì e giovedì e stranamente sono tranquilla, probabilmente perché ancora sotto l'effetto dell'adrenalina derivata da questo colloquio.

Ma, tornando a quest'ultimo, so che smaniate dalla voglia di sapere cosa mi è stato chiesto.

Tuttavia, prima vi do qualche linea guida che spero apprezzerete.

  • Non inventate cose perché vi possono ritorcere contro.

  • Siate lucidi.

  • E, quindi, non fatevi prendere dal panico di prestazione, non ve n'è alcun bisogno. La psicologa è sempre molto gentile e sorridente, quindi keep calm.

  • Non edulcorate la verità

  • Esponete tutti i vostri dubbi, anche se questo potrebbe compromettere la riuscita del colloquio. (difficile comunque) Se così fosse, non era destino e probabilmente è stato meglio per voi non essere accettati nel programma.

  • Come in qualsiasi situazione, vestitevi, truccatevi e "accessoriatevi", ma di modo che possiate sentirvi a vostro agio. Aiuta molto.

  • Mettetevi nella vostra cameretta, o da qualunque parte voi vogliate, ma soli perché questo è un momento intimo in cui nessuno deve interferire.

  • Siate educati.

  • Non preparatevi le risposte, sarà il momento adatto per fare chiarezza in voi stessi e capire realmente cosa volete.

Queste sono le cose più importanti da tenere a mente e ora possiamo a qualche domanda tipo cui potreste imbattervi.

Spero di non stare sbagliando a dirvele, ma soprassediamo, vi avevo promesso che vi avrei aiutato e così sarà.

  • Da dove nasce la voglia di partire per l'anno? E perché proprio questo paese?

  • In quale aspetto ti potresti trovare male?

  • Come ti immagini la scuola lì? E quindi il rapporto con i docenti?

  • Come immagini che siano le famiglie che decidono di ospitare qualcuno?

  • Quali aspetti del tuo carattere potrebbero essere svantaggiosi per una simile esperienza?

  • In cosa ti piacerebbe avere affinità con la tua host family?

  • Come pensi che ti dovresti comportare con loro?

  • I tuoi genitori che ne pensano?

  • Se dovessi avere qualche problema, a chi ti rivolgeresti?

  • Come vedresti il fatto che ti potrebbe essere chiesto di svolgere mansioni che qui in Italia non fai normalmente? (esempio: fare lavatrice, stirare ecc.)

Credo di aver svelato tutto, ma ovviamente non posso assicurare in qualunque modo che le domande siano le stesse per ogni associazione o per ogni persona. Probabilmente, dipendono anche dall'interview online fatta prima. Spero, però, di avervi dato un'idea generale e di aver chiarito molti dubbi. Io per prima non sapevo assolutamente che tipo di colloquio avrei svolto, anche se alcune domande le sospettavo e, nonostante mi sia spulciata da capo a fondo ogni singolo blog degli exchange students, non ho mai trovato una vera e propria spiegazione.

Quindi, futuri exchange students, don't panic: non ve n'è alcun bisogno.

La vostra Alessia

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